17 dicembre
Riforma dei Servizi Pubblici Locali. Incontro delle Piccole e Medie Imprese
Federutility

 


 
REFERENDUM ACQUA - VIA LIBERA DALLA CASSAZIONE SULLE FIRME

L’Ufficio Centrale per il Referendum della Corte di cassazione ha comunicato con lettera in data 9 dicembre 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 13 e 32 della legge 25 maggio 1970, n. 352, copia dell'ordinanza (emessa dall'Ufficio stesso in data 6 dicembre 2010) con la quale dichiara legittime le richieste di referendum popolare abrogativo. Il primo, quello più importante, riguarda l’abrogazione di un articolo di un decreto legge del 2008 (“Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”) poi convertito in legge nello stesso anno e modificato da una serie di normative nel 2009. In sostanza, si chiede di abolire la possibilità di dare la gestione dei servizi idrici a privati attraverso gara o a società a capitale misto (con almeno il 40% privato, scelto attraverso gara) mediante affidamento diretto.
In sintesi, i quesiti sui quali si è pronunciata la Corte di Cassazione corrispondono ai seguenti titoli: 1) Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica (richiesta abrogazione); 2) Servizio idrico integrato. Forme di gestione e procedure di affidamento in materia di risorse idriche (richiesta abrogazione); 3) Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione dei capitale investito (richiesta abrogazione parziale); 4) Norme limitatrici della gestione pubblica del servizio idrico (richiesta abrogazione parziale); 5) Nuove centrali per la produzione di energia nucleare (richiesta abrogazione parziale).
Ora la Corte costituzionale dovrà dare il via libera ai quesiti entro metà febbraio, mentre la data del voto è prevista nella primavera 2011.
Il comitato promotore ha anche chiesto al governo una moratoria che rimandi gli affidamenti dei servizi idrici fino alla data di svolgimento del referendum, e alle amministrazioni locali di “non dare corso alle scadenze previste dal decreto Ronchi”. Dal canto suo, il Governo ha sempre ribadito che la proprietà dell’acqua resterà pubblica.

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AEEG, ORTIS PROROGATO DAL CONSIGLIO DI STATO

Il Consiglio di Stato dà altri 60 giorni di tempo per trovare un sostituto per il presidente dell'Authority per l'energia elettrica e il gas Alessandro Ortis. Dopo la rinuncia all'incarico formalizzata nei giorni scorsi da Antonio Catricalà (Antitrust), indicato da palazzo Chigi per sostituire Ortis dal prossimo 15 dicembre, dal Consiglio di Stato è arrivata un'ancora di salvezza per il governo: Ortis e il commissario Tullio Fanelli potranno restare in carica per altri due mesi, cioè fino al 15 febbraio 2011 per lo svolgimento dell'ordinaria amministrazione. Era stato lo stesso Ortis a sollecitare al Consiglio di stato un parere e nei giorni scorsi la terza sezione del Consiglio di Stato ha inviato allo stesso Ortis, la sua risposta che tiene conto della natura dell'authority, che è di nomina governativa e non direttamente parlamentare (le camere devono solo esprimere il loro parere sui nominativi forniti dal presidente del consiglio, su indicazione del ministro dello sviluppo economico).
Secondo i magistrati amministrativi, l'attuale collegio potrà dunque continuare ad operare fino al 15 febbraio, senza bisogno di ulteriori atti, e salvo che non ci siano nomine ex novo da parte del ministro Paolo Romani. «Dandosi la simultanea scadenza di tutti i componenti del collegio», si legge nel parere, «è giocoforza ammettere, a titolo eccezionale, la possibilità di una proroga», che «si dovrà tuttavia esaurire entro il termine (non ulteriormente prorogabile) di sessanta giorni dalla scadenza del mandato, beninteso con la limitazione dei poteri agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti», nei quali rientra quindi anche la definizione delle tariffe di elettricità e gas per il trimestre gennaio-marzo.

PESARO, MONTEFORTE INDICATO COME PRESIDENTE DI MARCHE MULTISERVIZI

Ivo Monteforte sarà presidente della pesarese Marche Multiservizi perché è uno dei manager più preparati nella gestione di aziende dei servizi pubblici. Così l'assessore provinciale Tarcisio Porto ha ripetuto il concetto davanti ai consiglieri comunali e provinciali riuniti in commissione congiunta per ascoltare i motivi alla base dell'indicazione di Monteforte alla guida di Marche Multiservizi. Ne da notizia il quotidiano il Messaggero.
Nel corso del dibattito c'è stato anche chi - come il consigliere Pdl Valter Eusebi - ha sollevato il problema dell'incompatibilità tra la carica di direttore dell'Aspes (che Monteforte ricopre part time), azienda che possiede le reti, e quella di presidente di Marche Multiservizi, azienda che gestisce le reti pagando il canone ad Aspes. C'è poi un'altra questione che la commissione non ha potuto evitare: quella che vede entrare ora in Marche Multiservizi, nel ruolo di presidente, una figura che in realtà ha un curriculum (e coi fiocchi) da amministratore delegato, che affiancherà l'attuale ad Mauro Tiviroli (indicato da Hera).

IREN: IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE PUNTA SULL’ACQUA

Nel periodo 2011-2015 il gruppo Iren intende concentrare le proprie attivita' di sviluppo nei settori idrico, ambiente e teleriscaldamento per linee di crescita sia interna che esterna con particolare focalizzazione nei territori di riferimento. Si tratta di settori nei quali il gruppo gode di una posizione di significativo vantaggio competitivo e nei quali sara' possibile cogliere le opportunita' offerte dallo scenario evolutivo. Nel settori liberalizzati il gruppo si pone l'obiettivo di accrescere l'attuale base clienti finali nella fornitura di vettori energetici (gas ed elettricita') e di ottimizzare il proprio portafoglio di approvvigionamento gas e generazione. Questo un passo della nota stampa di Iren a seguito della presentazione del piano industriale.
L'ottimizzazione del cash flow nelle reti gas ed elettriche completa il quadro degli obiettivi su cui il Gruppo concentrera' la propria crescita nel prossimo quinquennio, anche attraverso l'apertura a partnership specifiche. La dismissione di asset non strategici rendera' disponibili ulteriori risorse per focalizzarne l'allocazione sul piano di sviluppo. Il piano industriale prevede inoltre un programma di investimenti per il periodo 2011-2015 per oltre 2,4 mld euro e sinergie cumulate sull'orizzonte di piano per 70 mln euro che si prevede verranno realizzate al 70% nei primi tre anni di Piano.
Per quanto riguarda il servizio idrico integrato nel quinquennio 2011-2015 l'impegno del gruppo Iren si concentrera' sulla realizzazione dei piani di investimento nelle aree liguri ed emiliane previsti come naturale avanzamento dei piani d'ambito gia' avviati. Il Servizio idrico integrato, raggiungera' volumi di vendita pari a 380 mln di metri cubi, in forte crescita rispetto ai 192 mln di metri cubi del 2009 (+100%), a servizio di un bacino di oltre 4,5 mln di abitanti (2,4 milioni al 2009). Il progetto di crescita prevede la realizzazione di circa 1,1 mld euro di investimenti nell'arco piano. Nel settore ambiente, l'obiettivo del Gruppo Iren e' raggiungere, nel 2015, 1,8 mln di tonnellate di rifiuti urbani e speciali trattati (+98% rispetto al 2009), grazie in particolare al completamento del sistema impiantistico di smaltimento a servizio degli ambiti territoriali serviti, dove e' previsto un target di raccolta differenziata almeno al 60%, e all'espansione delle attivita' di settore in ambiti attualmente non gestiti nel bacino geografico di riferimento. Gli obiettivi definiti per il settore Generazione sono concentrati sull'incremento della capacita' di generazione termica da fonte cogenerativa ad elevata efficienza e dall'integrazione con altre fonti di calore interne e con le potenziali fonti di calore derivanti dallo sviluppo del Gruppo nel settore ambientale per l'incremento delle volumetrie servite attraverso il teleriscaldamento. Gli obiettivi di sviluppo prevedono il completamento del Rigassificatore di Livorno (OLT), il cui avvio e' previsto ad inizio 2012. A valle del completamento dell'impianto, il Piano prevede una riduzione della partecipazione nel progetto OLT, in linea con i volumi di gas ritirato dal Gruppo.

UDINE, AMGA: CONFERIMENTO O SCISSIONE PER CAFC

Dopo l'accesa discussione sfociata nell'approvazione della delibera, da parte del consiglio comunale, sulla cessione del ramo acqua di Amga al Cafc, nei giorni scorsi si è riunito il cda della municipalizzata udinese: fonti vicine alla società dicono che il consiglio di amministrazione dell'Amga avrebbe stabilito il prezzo minimo per la cessione del ramo d'azienda a 25 milioni di euro. Non solo. Lo stesso consiglio avrebbe manifestato la sua preferenza per il conferimento da parte di Amga del ramo d'azienda in Cafc e successiva cessione della partecipazione al Comune invece che per la scissione non proporzionale del ramo acqua con assegnazione al Cafc, in modo che il Comune diventi socio del Cafc. La delibera del consiglio comunale, infatti, prevede questa doppia opzione, la prima delle quali sarebbe più favorevole all'amministrazione udinese, ma potrebbe vedere il rifiuto dei soci di minoranza (privati) dell'Amga.
Il presidente della partecipata udinese, Antonio Nonino, getta invece acqua sul fuoco: «Non abbiamo fatto altro che prendere atto di quanto stabilito dal consiglio - ha commentato -, adesso faremo un protocollo d'intesa, entro il 10 dicembre, termine stabilito dall'Ato». Secondo Nonino, il consiglio di amministrazione non ha deliberato un prezzo minimo di cessione anche se, ha aggiunto, «la cifra dei 25 milioni di euro non è distante dalla forcella che abbiamo stabilito. È ovvio però che quando si è in due a dover firmare un contratto, si cerca il negoziato».
Anche sulla doppia opzione di cessione Nonino ha assicurato che il cda non ha preso decisioni: «Nel protocollo d'intesa verranno inserite entrambe. Se la scissione verrà accettata anche dai soci di minoranza si opterà per quella, altrimenti per la cessione del ramo d’azienda: non si può permettere l'uscita di soci perché ci sarebbero costi eccessivi di recupero quote. Ormai - ha continuato -, credo che il progetto slitterà a dopo le feste, poi i soci decideranno perché col protocollo d'intesa l'Amga avrà una proroga per la gestione delle acque fino alla fine del 2011».

GORI SPA, BLOCCATI GLI INVESTIMENTI. L’AD MARATI: “ADEGUARE LE TARIFFE”

Gori, la società di gestione del servizio idrico in Campania ha bloccato gli investimenti nel 2010 e nel 2011 per un totale di 42 milioni per mancanza di fondi. La società mista a maggioranza pubblica, dal 2002 gestisce il servizio idrico integrato di 76 Comuni con 1,4 milioni di abitanti per 508 mila utenti delle province di Napoli e Salerno dell'Ambito territoriale ottimale 3 Sarnese-Vesuviano. Oggi Gori riesce a effettuare soltanto la manutenzione ordinaria.
Dal 2003 al 2009 ha realizzato investimenti per 148 milioni, facendo ricorso anche all'indebitamento bancario per un totale di 60 milioni. Nel 2009 la società ha chiuso il bilancio con un fatturato di 118,6 milioni (8,3 milioni in meno rispetto al 2008) e un utile di 3,4 milioni, in calo rispetto ai 16,7 dell'anno precedente. Ad appesantire i conti della società un credito nei confronti di utenti morosi pari a 125 milioni. Inoltre Gori deve rimborsare agli utenti la quota di 30 milioni in totale destinata alla depurazione versata negli ultimi 5 anni dai cittadini di comuni in cui non sono attivi i depuratori, come stabilito con la sentenza 335 dell'ottobre 2008 della Corte Costituzionale.
L'ad di Gori, Giovanni Paolo Marati, si rivolge all'Ato: «Chiediamo all'Ente d'Ambito di adeguare la tariffa reale media a quanto previsto dal Piano dell'Ato 3 - afferma - che stabiliva un aumento graduale dal 2002 al 2009. Siamo fermi, invece, ai livelli del 2007. Se la tariffa non passerà dagli attuali 0,88 euro a metro cubo d'acqua a 1,25 euro previsti dal piano per il 2009, non potremo far ripartire gli investimenti». Continua Marati: «Incassiamo dalle utenze 100 milioni l'anno. Con una tariffa adeguata, che in ogni caso sarebbe più bassa della media nazionale pari a 1,37 euro, potremmo incassare 30 milioni in più da dedicare a nuovi investimenti. Oggi facciamo fatica a salvaguardare i livelli occupazionali dei nostri 700 dipendenti, mentre l'indotto, 2.000 unità, è già in crisi».
Dall'Ato una risposta netta: «Alzare le tariffe è l'ultima spiaggia - spiega il direttore dell'Ato3, Federico Lupoli - È vero che siamo al di sotto della media italiana, ma operiamo in un contesto sociale disagiato. Per sostenere gli investimenti di Gori abbiamo predisposto 33 progetti da 114 milioni da attingere alle risorse Ue. Finora tali fondi sono rimasti bloccati a causa del patto di stabilità».

NAPOLI, ANCHE L’ARIN DOVRA’ APRIRSI AI PRIVATI

Dovrebbe essere aperta ai privati la gestione di Arin Spa, azienda risorse idriche di Napoli controllata al 100% dal comune. Con la sentenza della Corte costituzionale numero 325 del 17 novembre perde efficacia la delibera emanata qualche giorno prima dalla giunta comunale di Napoli che, appellandosi alla legge regionale 2 del 2010 che sancisce che l'acqua deve essere gestita senza scopo di lucro, tracciava un percorso per la trasformazione di Arin da spa in ente pubblico confermando di fatto la gestione pubblica del servizio idrico. L'atto puntava a contrastare gli effetti della legge Ronchi (166/2009) che impone, allo scadere di quest'anno, alle società in house di mettere sul mercato il 40% delle proprie azioni. Nel caso dell'Arin il capitale sociale è pari a 53 milioni. Il provvedimento della giunta delegava poi al consiglio la decisione su quale forma giuridica dare alla nuova struttura di gestione: società di diritto pubblico o azienda speciale.
Attualmente l'Arin, con un fatturato annuo di circa 92 milioni e con 426 dipendenti, distribuisce acqua direttamente nella città di Napoli e indirettamente in 20 comuni della Campania attraverso 2.360 chilometri di rete interna, 18 centrali di sollevamento e 10 serbatoi. La Corte costituzionale ha bocciato la legge regionale 2/2010 stabilendo che la materia trattata dalla regione rientra nella potestà legislativa esclusiva dello Stato e che è in contraddizione con il regime della libera concorrenza.
«Per effetto della sentenza spiega Giulio Riccio, assessore comunale alle politiche sociali - il servizio dovrà essere messo a gara e quindi posto sul mercato dove si muovono interessi speculativi che non garantiscono in alcun modo né la qualità dell'acqua, né equità in fatto di tariffe, né investimenti sufficienti sulle infrastrutture. Intendiamo studiare la formula da adottare affinché Arin non venga aperta ai privati. Su questo punto il consiglio comunale deve attivarsi al più presto».

BERGAMO, LA GESTIONE IDRICA AI PRIVATI NON OLTRE IL 40%

Il minimo previsto dalla legge nazionale sarà il massimo per la provincia di Bergamo. Il presidente Ettore Pirovano è chiaro: «I privati potranno entrare nelle società di gestione del servizio idrico al massimo per il 40%». Fermo restando - precisa ancora Pirovano - «che investimenti e tariffe continueranno a essere decisi dagli enti pubblici».
Di acqua si è parlato in Consiglio provinciale, rispondendo a un'interrogazione della Lista Bettoni che chiedeva se non fosse il caso, per la Provincia, «di uscire da una decina di società che svolgono servizi residuali dopo la creazione di Uniacque». Il presidente Pirovano ha indicato le linee che intende seguire, in attesa del voto del progetto di legge regionale sulla riforma del servizio idrico integrato. La discussione in Consiglio regionale è stata sospesa nei giorni scorsi con aggiornamento al 23 dicembre, accogliendo la proposta del capogruppo del Pd Luca Gaffuri («Meglio rinviare in attesa del decreto Milleproroghe del governo»). Mentre l'assessore Marcello Raimondi difende «la bontà del testo proposto. Anche nella lontana ipotesi che il governo nazionale approvasse la proroga delle Aato, resta la necessità di approvare entro l'anno una legge nazionale che colmi il vuoto normativo».
Pirovano, dal canto suo, ha indicato le prossime scadenze: il 31 dicembre decadono tutti gli affidamenti, mentre entro il 2011 tutte le concessioni andranno in capo a Uniacque. «L'obiettivo - spiega - è creare cinque ambiti gestionali, cinque società che faranno "l'idraulico" sul territorio, occupandosi della gestione e manutenzione impianti. Fisseremo al 40% il massimo di partecipazione in queste società dei privati, mentre le tariffe e la suddivisione degli investimenti continueranno a essere decise al 100% dagli enti pubblici». In quale modo dipenderà anche dal progetto di legge regionale, che indica una società speciale al posto degli attuali Aato. «Società con Cda a costo zero dove i Comuni continueranno a essere rappresentati», chiude Pirovano.

EDISON E EDIPOWER, RIASSETTI ALLA PROVA DEGLI ADVISOR

«Il dialogo con i francesi in questi giorni è stato proficuo, molto positivo». Così nei giorni scorsi Giuliano Zuccoli, presidente del Consiglio di Gestione A2A, che insieme ai francesi di Edf controlla Edison. Il dialogo è partito tra i due azionisti di riferimento, per ora mediato dagli advisor: Mediobanca, Merrill Lynch e Banca Imi per il fronte italiano e Morgan Stanley e Banca Leonardo per la controparte transalpina.
Si staglia sullo sfondo però anche il riassetto di Edipower. I soci sono tutti d’accordo: sembrano pronti a dividere la società. L’accelerata è arrivata la settimana scorsa, con la discesa in campo di Roberto Bazzano, presidente di Iren (e di Federutility): «Edipower condotta così non è produttiva». Sulla scorta del responso di McKinsey, che ha analizzato la situazione e proposto una spartizione degli asset con relative compensazioni finanziarie, Bazzano uscirebbe da Edipower sia in cambio di centrali che di contanti. Zuccoli punta molto sugli impianti idroelettrici: Mese (372 megawatt), Tusciano (96 megawatt) e Udine (284 megawatt). E Alpiq, terzo socio di minoranza, sembra disponibile al negoziato, ma non accetterebbe solo cash o titoli per uscire. La controllante Edison, da parte sua, non è entusiasta di tenersi solo le costose centrali termoelettriche, fra cui l’impianto a carbone di Brindisi e quello a olio combustibile di San Filippo del Mela sono i più problematici.
«Per questi due si potrebbe anche pensare a una gestione condivisa», precisa Bazzano. Se i soci riusciranno a raggiungere un accordo, lo spacchettamento della ex genco dell’Enel potrebbe concludersi con la scomparsa della società, incorporata in Edison con le centrali che resteranno dopo la liquidazione degli azionisti minori.
Edipower è controllata al 50% da Edison, al 20% ciascuno da A2A e Alpiq e al 10% da Iren. Nella struttura azionaria di Edison, Iren e A2A sono socie al 51% e al 15% anche in Delmi, che possiede la metà di Transalpina d'Energia, mentre l’altra metà è in capo a Edf. A sua volta Transalpina controlla il 61,3% di Edison, dove Edf ha un’ulteriore partecipazione diretta del 19,3%: tra quote dirette e indirette, dunque, Edf possiede o controlla circa il 50% di Edison. Ma Edf controlla anche il 25% di Alpiq, che a sua volta ha una partecipazione del 5% in A2A, la terza quota in ordine di grandezza dopo i Comuni di Milano e Brescia. Da qui, la complicata partita per lo spacchettamento di Edipower. «Per chiudere la partita Edipower sarebbe opportuno sapere, almeno in prospettiva, che cosa succederà in Delmi», rileva Bazzano.

LE MULTIUTILITY TORNANO A RIVEDERE LE STELLE: RICAVI 2010 IN CRESCITA A DUE E TRE CIFRE

Le multiutility italiane sembrano aver imboccato il sentiero che porta fuori dalla crisi. I segnali che portano a “pensare positivo” sono stati evidenziati dall’Osservatorio “Alleanze e strategie nel mercato pan-europeo delle utilities” in occasione della recente riunione di stato avanzamento lavori.
I fattori che segnalano una graduale uscita dal tunnel sono diversi: il consolidamento
delle più recenti acquisizioni, la ripresa della domanda e dei prezzi dell’energia, la crescente attenzione all’efficienza operativa e alla ristrutturazione del debito. Cifre alla mano, il trend positivo si misura con ricavi e utili registrati in crescita rispettivamente dell’8% e del 281% (quest’ultimo dato va considerato anche alla luce delle sanzioni dell’Unione europea per aiuti di Stato che hanno avuto pesati ripercussioni sui risultati 2009). Anche le stime del 2011 in materia di ricavi e utili fanno ben pensare, con un segno più del 7% e del 21%.
Sempre da quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio, al miglioramento delle performance economiche si accompagna un diffuso orientamento al recupero di efficienza che si tradurrà in un generale miglioramento della redditività per queste aziende nell’anno che verrà. Le utility, a quanto risulta, mostrano anche una crescente attenzione al contenimento del debito, lievitato negli anni successivi alla liberalizzazione per via dell’intensa attività aggregativa. Il 2010 si è caratterizzato per la conclusione di numerose operazioni di razionalizzazione attraverso la cessione di attività e partecipazioni, periferiche e non.

ACEA: PIANO DA 900 MILIONI PER GAS E ACQUA

“Abbiamo previsto l’abbattimento del debito da 2,17 miliardi di euro a 1,7 miliardi. Inoltre, investiremo 900 milioni per gas e acqua sul territorio”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, illustrando - durante l’assemblea straordinaria capitolina su Acea - le linee guida industriali approvate dall’ultimo consiglio di amministrazione della ex municipalizzata. Tra gli obiettivi contenuti nel programma 2011-2013 approvato dal cda ci sono la razionalizzazione dell’assetto organizzativo, industriale e operativo, la crescita, la massimizzazione del ritorno per gli azionisti e l’equilibrio finanziario.
E, riguardo alle paure di una “svendita” agli stranieri, il primo cittadino ci ha tenuto a rassicurare gli animi. “Abbiamo liberato Acea dal rischio di una pericolosa sudditanza rispetto alle multinazionali straniere - ha detto. - Oggi è una società tutta romana e italiana e tale rimarrà. Continueremo a garantirne il valore pubblico”.
Il sindaco ha sottolineato, infine, che non ci saranno licenziamenti nel futuro dell’azienda: “È un impegno che prendo sia come sindaco di Roma sia come principale azionista”.

STUDIO ISPO - I LOMBARDI PREFERISCONO GLI OPERATORI LOCALI DELL’ENERGIA

I lombardi preferiscono gli operatori locali dell’energia: così si esprime il 45% degli intervistati dall’Ispo nello studio commissionato da Lgh, la holding federativa di aziende di servizio pubblico dei territori di Cremona, Franciacorta, Pavia, Lodi e Crema. Il 34% sceglie invece le aziende di più grandi dimensioni.
“Ai fornitori nazionali vengono riconosciute maggiore solidità e più convenienza mentre i fornitori locali sembrano garantire una superiore attenzione alla zona in cui operano nonché una maggiore vicinanza al cliente”, spiega Renato Mannheimer, il capo dell’Ispo.
Il mercato di gas e dell’energia elettrica appare molto dinamico a seguito della liberalizzazione: un lombardo su due (54%) dice di essere stato contattato (per telefono o presso la propria abitazione) con nuove proposte di fornitura. “Ma la liberalizzazione non ha comportato solo del pushing commerciale - osserva il professor Mannheimer. - Anche se per il 57% del campione i fornitori si equivalgono dal punto di vista qualitativo, un identico 57% ritiene che esista la possibilità di risparmiare, e parecchio, sulla bolletta a patto di scegliere bene”. Ed è proprio sull’aspetto della scelta che emergono le maggiori difficoltà visto che tre residenti in Lombardia su quattro, ossia il 73%, confessano che è veramente difficile paragonare i diversi fornitori e riuscire a capire chi offra il servizio migliore o quello più conveniente.

“PARENTOPOLI” A ROMA, SI INDAGA PER ABUSO D’UFFICIO PER LE ASSUNZIONI FACILI

I militari si concentreranno sui contratti di assunzione e sui documenti relativi all'iter seguito per mettere alle dipendenze Atac circa 850 persone, molte assunte per chiamata diretta. I documenti verranno poi trasmessi alla Procura di Roma dove l'inchiesta su “parentopoli” è affidata al pool di magistrati, coordinato dal procuratore aggiunto Alberto Caperna, specializzato in reati contro la pubblica amministrazione.
Secondo fonti Ansa, l'attività di acquisizione dei documenti da parte dei carabinieri per ora si concentrerà sull'Atac. E il neo amministratore delegato dell'azienda, Maurizio Basile, sta dando una stretta all'indagine interna promettendo che i "primi risultati arriveranno già il 20 dicembre". Ma un primo bilancio già c'é ed è sui numeri dei casi da analizzare. Il sindaco Alemanno ha parlato di 85 casi sospetti ma Basile sottolinea di "non conoscere questi numeri: delle circa 850 assunzioni incriminate la metà riguarda macchinisti e operai, l'altra metà è stata fatta per chiamata diretta, dunque i nostri accertamenti si concentrano su queste 400 situazioni".
Il terremoto “parentopoli” rischia di estendersi all'altra municipalizzata per ora fuori dalla bufera, ovvero l'Acea, l'azienda energia e idrica quotata alla Borsa. "600 assunti in due anni per chiamata diretta - spiega il segretario del Pd di Roma Marco Miccoli - azioni che da 17 euro passano a 8,50 euro, un debito di 52 milioni e 1200 esuberi. Uno scandalo". L'azienda ribatte però che "nel periodo aprile 2009 - dicembre 2010 la società ha provveduto a 'stabilizzare' 239 contratti precedentemente stipulati e ad assumere 113 persone (29 in Acea, 31 nel Call center e i restanti nelle altre società del gruppo anche fuori Roma) a fronte di un turn over di 388 persone uscite nello stesso periodo. Numeri assolutamente lontani dalle 600 assunzioni".
E intanto la commissione voluta da Alemanno per varare regole e trasparenza nelle assunzioni nelle municipalizzate promette: solo concorsi pubblici e no aperti ai parenti dei manager.

ACQUEDOTTO PUGLIESE, II EDIZIONE PER IL CONCORSO “VISIONI D’ACQUA”

Al via la seconda edizione di “Visioni d’Acqua”, il concorso riservato a cortometraggi che festeggiano l’acqua bene comune per la vita. Il concorso è aperto ai ragazzi del 4° e 5° anno delle scuole superiori di tutta Italia ed è realizzato in collaborazione con il BIFEST, l’International Film&TV Festival di Bari.
L’Acquedotto Pugliese, tra i maggiori player a livello nazionale nella gestione del ciclo idrico integrato, in occasione del BIFEST International Film&Tv Festival di Bari, lancia il concorso a premi riservato a cortometraggi girati con il videofonino che festeggiano l’acqua bene comune per la vita.
Come promuovere il valore dell’acqua e il suo uso corretto? Il concorso ha la finalità di rispondere a questa domanda e promuovere la cultura dell’acqua, tramite uno scambio interattivo di idee e di visioni con i giovani di tutta Italia. Il concorso, oggi alla sua seconda edizione, è aperto ai ragazzi del 4° e 5° anno delle scuole superiori nazionali e ha come tema le “Visioni d’Acqua”. Potranno partecipare gruppi di lavoro composti da una classe o singoli studenti. I cortometraggi, della durata massima di 3 minuti, potranno essere realizzati in presa diretta o con montaggio. Gli elaborati dovranno essere inviati via posta elettronica, entro le ore dodici del 18 gennaio 2010 all’indirizzo indicato nel regolamento del concorso pubblicato sul sito di Aqp e nella pagina fan di Acquedotto Pugliese su Facebook.
I vincitori saranno proclamati da una commissione di sei persone composta da professionisti della comunicazione, secondo la pertinenza con il tema del concorso, il concept creativo, la coerenza tra idea e realizzazione, la chiarezza espressiva, la creatività del linguaggio e la complessità della produzione. Inoltre tutti i video inviati saranno pubblicati sul canale dell’Acquedotto Pugliese su You Tube. Il più cliccato riceverà un premio speciale.
In palio una videocamera, un videofonino, un lettore Mp4 ed una visita guidata agli impianti dell’Acquedotto, oltre ad una menzione speciale dal quarto al decimo gruppo classificato per ogni categoria.
“Intendiamo così raggiungere, grazie alla preziosa collaborazione delle Istituzioni scolastiche, del BIFEST e della personale, squisita disponibilità di Felice Laudadio, le nuove generazioni “sfidandole” a proporsi e confrontarsi utilizzando le modalità espressive ad esse più vicine” - ha commentato Vito Palumbo, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Acquedotto Pugliese - “con l’obiettivo di stimolare la riflessione su un bene, l’acqua, fondamentale per la vita e per la collettività. Un percorso culturale che abbiamo intrapreso da tempo come testimoniato dalla nostra presenza sui maggiori social network internazionali”.

HERA, PROGETTO DI SOLIDARIETA’ TRA AZIENDA, LAVORATORI E TERRITORIO

L’avvicinarsi del Natale, ormai prossimo, vede l’avvio di un nuovo progetto di Hera tutto dedicato al mondo del volontariato. Hera ha dato il via a questo progetto partendo dalla sezione bolognese di AIL, Associazione Italiana contro le Leucemie - linfomi e mieloma, con un'iniziativa che sarà la prima di quelle che saranno realizzate con il mondo del volontariato nel corso del 2011. La collaborazione con BolognAIL si concretizza nel coinvolgimento di ventiquattro lavoratori di Hera per la vendita benefica delle stelle di Natale in uno dei numerosi banchetti che si tengono nelle principali piazze, nei supermercati, nei punti nevralgici della città. Da queste vendite, BolognAIL, come altre associazioni, raccoglie i fondi per: sostenere la ricerca scientifica sulle leucemie - linfomi, sui mielomi e sulle altre emopatie neoplastiche; offrire servizi di assistenza socio-sanitaria gratuiti ai pazienti ematologici e ai loro familiari; sensibilizzare l'opinione pubblica sulla lotta contro le malattie onco-ematologiche.
I lavoratori di Hera - che saranno presenti ai banchetti in strada - offriranno la propria disponibilità mentre Hera metterà a disposizione le ore di lavoro necessarie, compatibilmente con le esigenze di servizio. Il ricavato del banchetto gestito dai volontari Hera sarà utilizzato per pagare il servizio navetta di BolognAIL, creato per accompagnare ogni giorno i pazienti onco-ematologici del day hospital dell'Istituto "L. e A. Seràgnoli", che hanno problemi a muoversi autonomamente, da casa in ospedale e viceversa.
Nel nostro territorio sono da sempre molti i volontari e le volontarie che praticano quotidianamente, con successo, la solidarietà e l'impegno civile. Allo stesso modo, sono tante le associazioni che operano in questo settore e che sviluppano progetti meritevoli e importanti.
Proprio per rafforzare il legame con questa realtà territoriale, Hera ha deciso di avviare il progetto VolontariHeraPer, un progetto di solidarietà di ampio respiro che vuole unire azienda e lavoratori in uno sforzo comune di impegno sociale che si svilupperà nel 2011, anno europeo del volontariato.

LA PROPOSTA: ACQUA DEL RUBINETTO BEVANDA UFFICIALE EXPO 2015

L’acqua del rubinetto come bevanda ufficiale dell’Expo 2015. L’idea è stata lanciata da Roberto Colombo, presidente di Ianomi (Infrastrutture acque nord Milano), nella Giornata Europea delle città e dell’acqua tenutasi a Bruxelles a fine novembre. Colombo ha parlato a nome delle cinque aziende idriche della provincia di Milano (oltre a Ianomi, Cap Holding, Tasm, Tam e la loro controllata Amiacque), impegnate da anni in un’opera di diffusione della cultura dell’acqua come bene pubblico inalienabile attraverso convegni, incontri nelle scuole e con le Case dell’acqua.
“Ci sembra il naturale completamento di questo percorso eleggere l’acqua della rete bevanda ufficiale di una manifestazione che accenderà i riflettori di tutto il mondo su Milano - commenta Colombo. - Fra l’altro è il tema stesso dell’Expo, Nutrire il pianeta, energia per la vita, a suggerire la necessità di valorizzare un bene non inesauribile, quindi di richiamare a un utilizzo sempre più consapevole delle risorse idriche”. È un proposito, quello affermato dalle cinque aziende pubbliche milanesi, che assume ulteriore valore alla luce della battaglia che si sta conducendo proprio in questi giorni nel consiglio regionale lombardo fra chi sostiene la “democrazia” dell’acqua, quindi l’opportunità di affidare la gestione dell’acqua ai comuni, e quindi ai sindaci, e chi invece vorrebbe che la gestione fosse affidata a centri di decisione più distanti dai cittadini, “e per ciò lontani e al di fuori del loro controllo”, leggiamo in una nota. Ma lo è anche in prospettiva di un referendum nella primavera del 2011 che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe sancire la natura pubblica dell’acqua e che ha raccolto un milione e mezzo di firme, la maggior parte proprio in Lombardia.

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L’ATO CATANIA DELIBERA CONTRO LA SIE, SECONDO SENTENZA TAR

L'assemblea dell’Ato idrico Catania, presieduta dal presidente della provincia Giuseppe Castiglione, ha deliberato l'annullamento di tutti gli atti relativi alla procedura di assegnazione del gestore unico, dando esecuzione alla sentenza con cui il Tar di Catania riteneva fondato il ricorso presentato dal Comune di Acireale contro gli atti di procedura di costituzione della Sie, le aggiudicazioni di gara, sino alla delibera con cui l'Ato non aveva dato seguito al parere del Collegio di saggi che invitava l'Ato ad annullare le procedure adottate. L’assemblea dell’Ato ha poi eletto il sindaco di Acireale - promotore dell’iniziativa presso il Tar - quale componente del Cda dell’Ato.
«Dopo cinque anni di battaglie portate avanti dal Comune di Acireale, inascoltate, con la delibera dell'Assemblea dei sindaci si è preso atto della decisione del giudice che ha ritenuto fondato il ricorso del Comune di Acireale - sottolinea il sindaco Nino Garozzo -. È un riconoscimento al percorso di legalità che il Comune ha intrapreso a difesa del proprio territorio e di trasparenza degli atti. Percorso che ha avuto nel presidente Castiglione la dovuta attenzione, prima con la nomina del Collegio dei saggi, poi con la presa d'atto della sentenza del Tar. Questa delibera rende giustizia ai percorsi censurabili che con caparbietà erano stati adottati dalla precedente amministrazione provinciale».
Garozzo prosegue, augurandosi che «l'Ato idrico, in questa fase transitoria e nel bel mezzo di un groviglio normativo, possa ritrovare la serenità e il giusto cammino affinchè vengano ascoltati i territori e gli stessi vengano rassicurati sul percorso. Un percorso virtuoso che coinvolga tutti dove, al di là delle formule giuridiche, si riconosca il principio che l'acqua è un bene da garantire a tutti e nella forma più trasparente».
Garozzo chiude dicendo: "«Ci sarà l'occasione pure per rivedere i piani d'ambito e so che il presidente Castiglione desidera muoversi su questa direttrice, facendosi promotore di un percorso cristallino che egli per primo ha cercato».

SALERNO, IL COMMISSARIATO A LAVORO PER IL DOPO ALLUVIONE

Continuano senza sosta i lavori per ripristinare la condotta che alimenta l’acquedotto del Basso Sele tranciata in più punti durante l'alluvione delle scorse settimane. La notte scorsa l'assessore regionale alla protezione civile e commissario per l'emergenza Edoardo Cosenza ha seguito personalmente i lavori in cantiere. "Nel fiume Sele - racconta Cosenza - è stato posizionato nell'alveo del fiume dopo un intervento durato circa 30 ore, un tratto di 65 metri della condotta idrica alloggiato in un canale appositamente scavato ed è stato poi tirato dall'altra sponda con l'ausilio di sei pale meccaniche e di un sistema di cavi".
Successivamente la condotta è stata portata a tre metri di profondità e predisposte opere di difesa dalla corrente del fiume. nei prossimi giorni si provvederà all'abboccamento e saldatura della tubatura con gli altri tratti presenti ai due lati dell'alveo del fiume per poi riconnettere l'acquedotto.

AIMAG, INVESTIMENTI AD ACQUI: FOGNATURA, DEPURAZIONE E NUOVA SEDE

Al via i lavori per il collettore fognario nella frazione di Moirano, comune di Acqui Terme. I lavori inizieranno entro il mese di marzo, come prevede l'accordo siglato fra Comune e Amag, che già gestisce l'acquedotto di Acqui. Il progetto, del valore di circa 385 mila euro, fa parte del programma di investimenti che Amag ha intenzione di mettere in campo nel 2011 nel territorio acquese. Progetti che solo per ciò che concerne la città hanno un valore di 3 milioni di euro. I lavori di adeguamento delle fognature in frazione Moirano riguardano direttamente non meno di 70 utenze. Cittadini che da oltre 20 anni aspettano l'allacciamento con l'impianto comunale e fino ad ora hanno dovuto fare affidamento solo sull'utilizzo di fosse biologiche.
Secondo quanto spiegato dai vertici Amag, i lavori saranno conclusi entro il mese di giugno, poi si potranno effettuare gli allacciamenti che diventeranno obbligatori per tutti. Più a breve, entro febbraio, saranno anche ultimati i lavori di ristrutturazione all'interno dell'ex caserma Rosati, un'area all'incrocio fra via Cassarogna e via Capitan Verrini. Ospiterà tutti gli uffici di Amag, compreso il magazzino. L'investimento è di circa un milione di euro.
Sempre nel 2011, per quanto riguarda il depuratore di località Fontanelle, sarà avviata la costruzione di un impianto di ricezione delle acque reflue per agevolare le utenze non ancora provviste di rete fognarie. Il nuovo impianto è in fase di realizzazione su un'area recentemente acquistata dalla società a fianco del depuratore. Costerà circa 300 mila euro. Contemporaneamente alla costruzione dell'impianto di ricezione sarà risistemato il depuratore, attivo da molti anni e ora insufficiente a soddisfare le esigenze di una popolazione in crescita costante. Secondo quanto spiegato da Lorenzo Repetto e dal vicepresidente Franco Persani, l'impianto, entro un anno, è destinato a raddoppiare le proprie dimensioni. Il progetto presentato alla giunta di palazzo Levi prevede la realizzazione di un nuovo digestore, molto grande, che si aggiungerà ai tre già esistenti, una nuova grande vasca di ossidazione e un aumento dei procedimenti di filtrazione delle acque prima di immetterle nel fiume Bormida. Lavori che coinvolgeranno non solo il depuratore di Acqui ma anche quello di Cassine e Bistagno, i soli di una certa consistenza in valle Bormida, per un investimento di 13 milioni di euro, il 50% dei quali a carico di Amag.
Infine Amag si candida a diventare distributore del gas in città. «Nei prossimi giorni in Comune arriverà anche la nostra offerta - ha annunciato ieri mattina Lorenzo Repetto - è un settore su cui puntiamo e ci sta già dando grandi soddisfazioni». Al momento infatti Alegas, che fa parte del gruppo Amag, sta vendendo gas non solo in provincia di Alessandria ma anche nel resto d'Italia. Quest'anno ne ha venduti 170 milioni di metri cubi.

TARANTO, L’AQP TAGLIA L’ACQUA ALLA MARINA MILITARE PER MOROSITA’

Anche gli edifici della Marina Militare a Taranto restano senz’acqua per morosità. I tecnici dell’Acquedotto pugliese hanno interrotto l’erogazione in due strutture: per l’esattezza, sarebbero rimasti a secco la sede del Genio Militare ed il Circolo Sottufficiali entrambi su via Roma. Lo riporta la Gazzetta del Mezzogiorno. Essendoci un debito significativo da saldare, l’Aqp avrebbe deciso infatti di adottare anche per la Marina la stessa linea scelta per gli inquilini delle case popolari che non pagano le bollette dell’acqua o che si allacciano abusivamente alla rete idrica.
Pare che la somma che deriva dai mancati pagamenti dei consumi da parte della stessa Marina ammonti a circa ad un milione e mezzo di euro. Una cifra maturata in diversi anni nonostante i solleciti di pagamento inoltrati dall’Aqp, sede centrale, alla Marina. E così l’Aqp ha deciso di non essere più tollerante facendo chiudere i rubinetti del Genio e del Circolo Sottufficiali.

PALMANOVA, ASSOLUZIONI E PRESCRIZIONI PER LO SCARICO DEI REFLUI

Tre assoluzioni e cinque prescrizioni. Si è chiuso così il processo - praticamente allo stato degli atti e senza alcuna istruttoria - per le violazioni di norme a tutela dall'inquinamento delle acque a carico di alcuni ex dirigenti della Caffaro di Torviscosa e del Consorzio di Depurazione della Bassa Friulana. La decisione è arrivata nei giorni scorsi dal giudice del tribunale di Palmanova, Roberto Pecile, a cui era stato trasmesso il fascicolo dal collega Faleschini Barnaba. Riaperta la causa davanti al nuovo giudice e ammesse le prove, sono arrivate le istanze di proscioglimento pre-dibattimentali avanzate dalle parti, il pm Lucia Terzariol da un lato e i difensori degli imputati dall'altro. Istanze accolte dal giudice Pecile che ha rilevato, a favore di Turchetti, Florit, Ferrazzi, Tiburizi e Garone, la prescrizione della contravvenzione per lo scarico delle acque reflue nella fognatura del Consorzio senza autorizzazione. Assolti per non aver commesso il fatto Ferrazzi, Garone e Contu, ai quali veniva contestato lo scarico oltre i limiti tabellari di alcune sostanze.

CROTONE, TRE DEPURATORI SU SEI NON A NORMA

Tre depuratori di altrettanti centri del territorio provinciale di Crotone sono risultati non a norma: uno, quello di Rocca di Neto, è stato addirittura sequestrato, mentre per quelli di Cirò Marina e di Crotone vi è stata una segnalazione per valori al sopra del limite consentito. È quanto emerso nell'ambito delle attività di vigilanza ambientale predisposte dal comandante della Capitaneria di porto capitano di Vascello (Cp) Nicola Freda congiuntamente a personale dell'Arpacal provinciale. Attualmente è in corso una verifica a tappeto di tutti gli impianti di depurazione dei comuni ricadenti nella provincia di Crotone e Catanzaro che si affacciano sulla costa jonica, nella competenza territoriale della Capitaneria di porto di Crotone.
Gli uomini del Nucleo operativo difesa mare, dopo aver sottoposto a verifica gli impianti di depurazione dei Comuni di Sellia Marina, Botricello e Cropani Marina, hanno avviato - unitamente a personale ispettivo dell'Arpacal di Crotone - un controllo a tappeto lungo tutto il litorale crotonese con verifiche amministrative e campionamenti delle acque trattate dagli impianti di depurazione di sei comuni: Cutro, Crotone, Rocca di Neto, Cirò Marina, Melissa (frazione Torre) e Crucoli (frazione Torretta).
La situazione emersa dalle verifiche eseguite e le risultanze analitiche dei numerosi campioni prelevati, ha portato all'accertamento di situazioni non a norma. I controlli hanno al sequestro dell'impianto di depurazione del comune di Rocca di Neto. È stato infatti accertato dagli uomini della Capitaneria, durante le verifiche effettuate, che i reflui fognari, privi di trattamento depurativo e tramite un canale di scolo, defluivano direttamente nel fiume Neto e, successivamente in mare con valori, accertati, molto al di sopra delle soglie massime consentite per legge.
Non è stato questo l'unico risultato delle verifiche. Sono stati infatti riscontrati valori superiori ai limiti consentiti per legge per gli impianti di depurazione di Crotone e Cirò Marina. Si è quindi proceduto alla conseguente verbalizzazione a carico dei soggetti responsabili della conduzione e gestione dei rispettivi impianti.
Non sono state, all'attualità, riscontrate invece irregolarità per quanto riguarda l'impianto di depurazione dei reflui urbani del Comune di Cutro mentre si è in attesa dei risultati dei campionamenti eseguiti per quanto concerne l'impianto di depurazione del Comune di Melissa. I controlli congiunti della Capitaneria di porto e dell'Arpacal continueranno nei confronti degli impianti di depurazione dei Comuni di Strongoli ed Isola Capo Rizzuto per avere una mappatura completa della qualità delle acque trattate dagli impianti di depurazione dei comuni che si affacciano sul litorale jonico crotonese.
Successivamente verrà avviata un'analisi completa di tutti i comuni dell'entroterra crotonese al fine di verificare e campionare la qualità delle acque trattate, le modalità di scarico delle acque trattate oltre il possesso delle autorizzazioni previste per legge.

MONTEBELLO JONICO, PIANO OPERATIVO CON FONDI POR-FESR

La giunta di Montebello Jonico (in provincia di Reggio Calabria) ha recentemente approvato lo schema di convenzione che disciplina il piano operativo degli interventi per fognatura e depurazione. Il documento è stato predisposto dal Dipartimento politiche dell'Ambiente della Regione Calabria che ha selezionato gli interventi minimali e prioritari per il miglioramento e/o adeguamento del sistema fognario/depurativo. Gli interventi saranno finanziati grazie al Por-Fesr Calabria 2007-2013 che prevede azioni per il completamento, l'adeguamento, il riefficientamento e l'ottimizzazione delle reti fognarie esistenti e dei depuratori, anche mediante interventi di manutenzione straordinaria. Nel dettaglio, il piano prevede la realizzazione di interventi di efficientamento del sistema depurativo nel territorio comunale.
Nella delibera si autorizza il sindaco Antonio Guarna a sottoscrivere la convenzione. La delibera, approvata all'unanimità, è stata dichiarata immediatamente eseguibile. Il tutto fa seguito all'approvazione, sempre da parte della giunta, del progetto preliminare per la realizzazione dei lavori delle reti fognarie in alcune zone di Saline. Proveedimento quest'ultimo reso necessario per accedere ai finanziamenti in caso di interventi conformi alla direttiva Cee sul trattamento delle acque reflue urbane.

ACOSET, IL CDA DISCUTE DI MOROSITA’ E PERDITE DI RETE

L'Assemblea dei soci dell'Acoset, convocata dal presidente Fabio Fatuzzo, si è riunita per affrontare le problematiche ancora aperte nell'azienda idrica. All'odg la presa d'atto delle dimissioni del Consigliere di amministrazione Anthony Barbagallo, sindaco di Pedara.
Il Presidente Fatuzzo ha quindi fornito il documento relativo all'informativa della situazione contabile al 30 giugno 2010. Successivamente il presidente è passato alla lettura della propria relazione sulla situazione aziendale, illustrando una serie di proposte. Si è soffermato, in particolare, sulle iniziative che si stanno intraprendendo per il recupero delle morosità e la diminuzione delle perdite nelle reti, sottolineando l'assoluta necessità di assumere decisioni circa il mantenimento delle partecipazioni societarie al di fuori delle territorio istituzionale dell'azienda. Fatuzzo ha affrontato anche l'argomento relativo ai crediti che l'Acoset vanta con alcuni Comuni soci, evidenziando che sono in corso soluzioni transattive: i Comuni corrisponderanno il dovuto all'Acoset che reinvestirà le somme sul territorio per ridurre le perdite sulla rete
Al termine del dibattito l'assemblea all'unanimità ha preso atto della relazione del presidente e ha fissato per il 27 gennaio la data per una nuova seduta per adottare le decisioni sulle Partecipate.

BELLUNO, 13 MILIONI DI INTERVENTI DEL BIM DAL 2004

«L’anno scorso, in questo splendido edificio sede del municipio, avevamo il problema delle infiltrazioni; ad un anno di distanza, sempre di acqua ci occupiamo», ha commentato in apertura il sindaco di San Pietro, Silvano Pontil Scala, che faceva gli onori di casa. «Ad oggi, e a conoscenza di come stanno le casse comunali, mi chiedo: i Comuni da soli sarebbero riusciti a far fronte alle enormi spese di gestione della rete di distribuzione dell’acqua? Non credo proprio». Presenti anche il sindaco di Sappada, Graz; il presidente della CM e sindaco di Comelico Superiore, Mario Zandonella; il vicesindaco di Santo Stefano, Tonon.
Ad illustrare gli interventi sugli acquedotti di Salafossa e Londo, l’ingegner Diego Iannelli. «Nella zona dell’ex miniera l’estate appena trascorsa siamo stati obbligati a risolvere la progressiva diminuzione della portata in arrivo al serbatoio di Parcellan. Dopo la ricerca delle perdite, abbiamo sostituito i giunti a stringere; però, poco dopo, a causa dei movimenti del terreno, si è verificato un distacco del terreno. Col supporto di un geologo abbiamo installato tubi antisfilamento in ghisa, adeguati sia per la resistenza nel tempo e sia per la rapida posa in opera, essendo già novembre. A causa delle elevate pendenze e dell’area boscata, è stato indispensabile anche l’utilizzo dell’elicottero».
Di quest’opera questo è il primo stralcio; seguiranno, in primavera, la messa in sicurezza dell’accesso alla sorgente che si trova all’interno della galleria d’accesso lunga 720 metri, l’illuminazione ed l’installazione di scale e pianerottoli. Altra illustrazione è stata fatta dallo stesso professionista sull’acquedotto Londo, in cui è stata sostituita la condotta acquedottistica di circa 100 metri all’interno di una vecchia galleria militare. «Anche per questo intervento», ha aggiunto l’ingegnere Iannella, «si è rivelata di fondamentale aiuto l’azione coordinata degli enti regolieri proprietari dei terreni». Gli investimenti per gli interventi dal 2004 ad oggi, per l’area della Val Comelico e Sappada, ammontano a più di 13 milioni, suddivisi in azioni su acquedotto, fognatura, depurazione e allacci vari. «Questi investimenti vengono dalla tariffazione; quindi è bene che i cittadini, che la pagano, siano a conoscenza delle tante opere che ci impegniamo ad effettuare», ha ribadito Franco Roccon, presidente del Bim, «auspico che la società pubblica resti tale a lungo e la programmazione degli interventi venga adeguatamente elaborata insieme ai sindaci, che sono i primi grandi conoscitori del territorio. Ma è bene anche dire ai cittadini come i soldi che loro pagano vengano puntualmente investiti».

MESSINA, IL DEPURATORE DIVENTA CONSORTILE

Con gara di appalto svoltasi nei giorni scorsi è stato affidato il servizio di manutenzione del depuratore consortile di contrada Catalmo, al servizio dei comuni di Santa Teresa di Riva e Savoca, in provincia di Messina. L'impianto, inaugurato negli anni Novanta e costruito con tecnologia anni Ottanta, nella zona sud di Santa Teresa, mostra ormai tutti i suoi limiti anche se in questi anni, grazie ad una manutenzione costante e appropriata, è stato evitato che si bloccasse mandando in tilt il sistema di depurazione e smaltimento dei liquami.
Ora però è arrivato il momento di "aggiornarlo" adeguandolo non solo alle nuove normative in materia, ma allargandone il bacino agli altri comuni della Valle d'Agrò. Per questo le giunte municipali di Santa Teresa di Riva, Savoca, Casalvecchio, Sant'Alessio e Forza d'Agrò hanno approvato un protocollo di intesa per la redazione di un progetto preliminare di depuratore comprensoriale con contestuale ampliamento di quello esistente e successiva gestione associata del servizio di depurazione delle acque reflue. Questo per abbattere i costi di gestione che in questi ultimi anni sono diventati parecchio onerosi per i comuni e per i cittadini.
L'impianto dovrà, quindi, essere proporzionato ad accogliere anche i reflui provenienti dagli altri tre comuni che hanno chiesto di consorziarsi. La scelta è già stata ratificata dai rispettivi consigli comunali, per cui ora non resta che approvare il progetto di massima ed aspettare che si aprano i termini per i bandi finanziati col piano d'ambito dell'Ato acque. Venti anni di onorato servizio, senza noie od inconvenienti particolari, tranne qualche olezzo che nel periodo estivo investe le abitazioni vicine (e comunque fuori dal raggio di 50 metri dall'impianto) ma che in queste ultime stagioni è stato veramente ridotto al minimo, hanno fatto del depuratore di S. Teresa e Savoca un impianto affidabile, anche se cade in una zona di espansione urbanistica. Accanto, lato sud-est, l'amministrazione comunale di S. Teresa vi ha anche creato una area per la protezione civile.

CASA DELL’ACQUA A ORVIETO, IN ARRIVO ANCHE AD AMELIA

L’acqua “del sindaco” frizzante arriva anche a Orvieto. E ad Amelia c’è un ordine del giorno, pronto sulla scrivania del presidente del consiglio comunale Carlo Agabiti, per chiedere di portare le fontanelle di acqua potabile anche nella città del Germanico.
Dopo il rubinetto nel parco di Viale Trento, a Terni, la Provincia (il presidente Polli e l’assessore Bellini) e l’Ati 4 inaugureranno un’altra fontanella pubblica di acqua refrigerata, liscia e gassata, a Ciconia, sarà in Viale dei Tigli, insieme alla Regione Umbria ed al Comune di Orvieto.
La fontanella di acqua alla spina non ha solo l’effetto di aiutare le famiglie (un litro e mezzo costa 5 centesimi, ed in anno una famiglia può risparmiare fino a 600 euro), ma soprattutto produce vantaggi a livello ambientale: meno bottiglie di plastica e meno imballaggi consumati. L’impianto di Orvieto dovrebbe erogare circa 1.500 litri d’acqua al giorno, quindi 1.000 bottiglie di plastica “risparmiate”.
Intanto, ad Amelia, è il consigliere comunale Emanuele Pasero (Pd) a chiedere di sistemare un’altra fontanella. La proposta dovrebbe essere discussa in consiglio comunale a stretto giro di posta e poi “girata” a Palazzo Bazzani.

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LA COMMISSIONE EUROPEA VARA LA NORMATIVA CONTRO GLI ABUSI NEL MERCATO DELL’ENERGIA

Nuove regole uguali per tutti contro gli abusi nel mercato all’ingrosso dell’energia. È quanto ha approvato la Commissione europea, che mira ad assicurare la trasparenza del mercato obbligando gli operatori a rispettare alcune chiare regole.
“I nostri mercati dell’energia sono interdipendenti - afferma il commissario all’energia Guenther Oettinger - e gli abusi praticati in un mercato di un paese membro spesso hanno riflessi sui prezzi di altri mercati”. “Diventa cruciale - aggiunge il commissario Ue - assicurare un livello di regole europee che garantiscano i cittadini e che assicurino che i prezzi praticati siano equi”.
Le nuove norme mirano ad assicurare che gli operatori non possano utilizzare di informazioni riservate per manipolare artificialmente i prezzi.

IN CINQUE MILIONI PASSANO SUL MERCATO LIBERO. BONUS A QUOTA 2,4 MILIONI

Oltre cinque milioni di piccoli utenti, tra famiglie e piccole e medie imprese, sono passati sul mercato libero dell’elettricità e del gas, mentre sono giunte a quota 2,4 milioni le famiglie che beneficiano del bonus in bolletta. I dati sono stati illustrati dal presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Alessandro Ortis, nell’ambito del primo anniversario dello Sportello del consumatore gestito dall’Acquirente unico.
Dal monitoraggio dei cambi di fornitore aggiornato a tutto settembre, emerge una accelerazione dei cambi di fornitore nell’ultimo anno: da settembre 2009, infatti, circa un milione 750mila clienti domestici hanno scelto un nuovo contratto, con un aumento del 5,1% dei passaggi al mercato libero.
Nel dettaglio, al 30 settembre 2010, al netto dei rientri in maggior tutela, i clienti domestici sul mercato libero sono quasi raddoppiati, arrivando a 3.735.355 (13%) rispetto ai 2.220.100 (7,8%) dello scorso anno.
Per quanto riguarda le piccole imprese, dal 1 luglio 2007 sono passate sul mercato libero dell’elettricità 1.282.660 (19,8%) a fronte delle 1.057.800 (14,1%) dello stesso periodo del 2009. Se si tiene che le PMI possono scegliere il proprio fornitore sul mercato libero già dal 2004, il tasso complessivo di switch dell’intero periodo e’ di circa il 33% (2,5 milioni su un totale di 7,5 milioni). In sostanza, quindi, una piccola e media impresa su tre ha cambiato fornitore negli ultimi sei anni.
“Non così soddisfacenti - ha sottolineato Ortis - sono i risultati nel settore gas, dove i clienti domestici che hanno cambiato venditore sono poco più della metà che nel settore elettrico: 7,8% , nonostante il mercato gas sia libero da 7 anni. Tutto cio’, a causa di ritardi nello sviluppo infrastrutturale e della concorrenza, a soluzione dei quali l’Autorità ha chiesto più volte le necessarie determinazioni governative e parlamentari”.
Per quanto riguarda il bonus per le famiglie meno abbienti o in stato di necessità, gli ultimi dati forniti dall’Authority parlano di 2,4 milioni di beneficiari di uno sconto tra gli 80 e i 360 euro l’anno tra gas ed elettricità. In particolare si tratta di 545mila utenze gas e di 1,9 milioni di utenze elettriche di cui 460mila sono rinnovi.

STUDIO SWG PER FEDERUTILITY: DALLA ZTL ALLA ZTE, ZONA A TRAFFICO ELETTRICO

Il 48% dei cittadini, se fosse sindaco, riserverebbe le Zone a Traffico Limitato ai veicoli elettrici ed a quelli non inquinanti. Mentre solo il 26% ritiene che i sindaci attualmente in carica avrebbero il coraggio di prendere misure che potrebbero mettere in discussione il consenso politico del quale godono. Dei 790 cittadini intervistati tra l’1 e il 3 dicembre da SWG per Federutility (metodo CAWI), il 68% è convinto che la tutela dell’ambiente sia una delle priorità da affrontare e se la maggioranza (73%) è convinta che si debba migliorare il trasporto locale, una parte di questi - il 59% - ritiene che si debbano ridurre le tasse a chi ha un'auto ecologica, aumentarle a chi inquina ed obbligare all'utilizzo di mezzi non inquinanti per i centri storici delle città.
I messaggi ai Comuni ed alla politica nazionale sono chiari. Un italiano su cinque chiede allo Stato incentivi sull’acquisto del veicolo o riduzione delle imposte; la maggioranza chiede ai sindaci dei comuni di dotare le città di infrastrutture per la ricarica: il 43% dei cittadini intervistati vorrebbe un distributore ogni 5 Km mentre il 44% lo vorrebbe al massimo ogni 15 km. Quanto al comportamento di consumo, ben l’80% degli intervistati acquisterebbe un auto elettrica (con un aumento del 9% rispetto alla stessa indagine condotta da SWG e Federutility in maggio) se i prezzi delle elettriche fossero equiparabili alle altre auto
I dati sono stati presentati da SWG e da Federutility al Motor Show di Bologna, nel corso del convegno “Infrastrutture per la mobilità elettrica tra aziende ed enti locali”. “L’auto elettrica risolverebbe in misura consistente i problemi di inquinamento delle città. Ne sono convinti - spiega Alex Buriani di SWG - tre cittadini su quattro, con una crescita significativa rispetto a quanto emerso solo sei mesi fa. Di conseguenza, si rileva nella popolazione un amplissimo favore (82%) rispetto all’ipotesi di istituzione di ZTE-zone a traffico elettrico: la chiusura totale dei centri storici, con la sola eccezione per i veicoli elettrici e non inquinanti.”
Per Luigi Castagna di HERA spa “i costi di realizzazione delle colonnine di ricarica non sono ancora ammortizzabili con la sola vendita di energia elettrica, ma eventuali incentivi alla costruzione della rete costituirebbero un utile volano per molti altri servizi che potrebbero essere forniti sulle smart grids, le reti intelligenti”.
“L’Italia annovera già delle eccellenze nella produzione di veicoli elettrici, come dimostra il padiglione Electric City del Motor Show - dichiara Marco Martina, Deloitte Consulting -, resta il problema delle batterie, sia per i costi che per lo smaltimento. Le grandi città europee hanno però compreso meglio di noi l’importanza della eco-mobilità. Londra ha messo in campo incentivi fino a 5 mila sterline”. Per Pietro Menga, presidente Cei-Cives, “basterebbe che il 10% dei km percorsi fosse elettrico, per abbattere di oltre un quarto gli obblighi europei in materia di inquinamento e di CO2. In tutto il mondo ci sono ormai incentivi e finanziamenti per sostenere la mobilità ecologica”.
Il finanziamento di iniziative per la mobilità elettrica lo conferma anche Riccardo Romano, di Renova, secondo il quale “i fondi europei ed i progetti comunitari per finanziare l’auto elettrica esistono e coprono fino al 75% dei costi, ma purtroppo solo in piccola parte vengono attivati dagli enti locali”. “In pratica alla “Electric City”, per essere tale, manca ancora un sindaco -conclude Fabio Orecchini docente dell’Università la Sapienza - L’auto elettrica sarà una realtà contestualmente al cambiamento delle città. Non si deve più pensare che l’automobile sia contro l’ambiente, ma aziende e ricerca universitaria devono lavorare insieme per una totale integrazione”.

MOTOR SHOW, L’ELETTRICA NISSAN AUTO DELL’ANNO

Sul fronte ambientale, in primo piano al Motor Show di Bologna che ha appena chiuso le porte c'è la Nissan Leaf, eletta recentemente "Auto dell'Anno 2011", la prima auto elettrica della storia a poter vantare questo primato. La Leaf, una berlina con 5 posti, lunga 4 metri e mezzo (4,450 metri), è equipaggiata con un motore elettrico dotato di batterie agli ioni con una potenza di 109 cavalli (80 kW), ha una autonomia di 160 chilometri ed in grado di raggiungere una velocità di 145 chilometri orari.
La nuova proposta ecologica del colosso giapponese (in primo piano da tempo nelle ricerche sul fronte delle auto pulite) sbarcherà nei mercati tra un anno, probabilmente alla fine del 2011: costerà - si dice - attorno ai 35.000 euro.

APPROVATO IL DECRETO RINNOVABILI: OBIETTIVO 17% ENTRO IL 2020

Il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di decreto che recepisce la direttiva europea 28/2009 e riorganizza il settore delle rinnovabili, tenendo conto dei target di produzione di energia da fonti green (il 17% entro il 2020) fissato dagli accordi internazionali sottoscritti dall’Italia.
Sul fronte delle autorizzazioni, che sono di competenza regionale, si definiscono tre percorsi sulla base della dimensione dell’impianto: la comunicazione per gli impianti più piccoli, la dichiarazione inizio lavori per gli impianti medi, l’autorizzazione unica per gli impianti più grandi. Per quanto riguarda gli incentivi si prevede, dopo un periodo transitorio, l’abbandono del sistema dei certificati verdi e si focalizzano gli aiuti sull’energia prodotta dagli impianti. Ma, se dall’esecutivo sono arrivati apprezzamenti e un coro di voci positive sul testo che ora passa al vaglio della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari, le associazioni di categoria si dividono.
Il decreto, per alcuni commentatori, lascia scoperti comparti importanti, aprendo una discussione sui possibili emendamenti ai 39 articoli e ai quattro allegati tecnici che compongo la bozza. La strada che porterà agli obiettivi energetici e ambientali del 2020 si fa quindi più corta, almeno sulla carta, ma resta comunque tortuosa.

ANTIMAFIA, LA COMMISSIONE LANCIA L’ALLARME SULLE RINNOVABILI

La mafia pugliese scommette sulla green economy; questo è il nuovo business per la criminalità organizzata a caccia di terreni agricoli da destinare a impianti per la produzione di energia eolica e fotovoltaica: dal Gargano al Salento. E non è un caso che questo avvenga proprio in Puglia, la regione con la più alta percentuale di produzione di energie alternative. A lanciare l´allarme, al termine della due giorni di audizioni a Bari, è la commissione bicamerale antimafia. Una relazione lunga e dettagliata quella che il senatore e presidente della commissione Giuseppe Pisanu ha presentato in Prefettura.
«In Puglia - ha spiegato Pisanu - la criminalità è modernamente organizzata, capace di ricorrere a tecnologie sofisticate e di intervenire con capitali sporchi in settori dell´economia e di regolare i conti, all´occorrenza, con la forza delle armi». Ma la strategia scelta negli ultimi anni è quella dell´inabissamento «far tacere le armi il più possibile e favorire invece gli affari con una penetrazione sempre più in profondità nel tessuto economico e sociale, ricercando e purtroppo spesso ottenendo complicità vaste dalle amministrazioni locali al mondo delle libere professioni e dell´imprenditoria». Sono molte le amministrazioni locali finite sotto la lente d´ingrandimento dell´Antimafia. «I mafiosi cercano contatti diretti con gli amministratori locali e si servono della politica - ha rincarato la dose il presidente della commissione - in palio ci sono grossi appalti pubblici come quello delle mense scolastiche che in diversi comuni è in mano alla criminalità». Nella rete della malavita sono cascati anche sette dirigenti di squadre di calcio pugliesi che, stando alle indagini, risultano collusi con il crimine organizzato. Il grosso degli investimenti però è fatto nelle energie alternative e soprattutto in Salento. Per questo, ha concluso Pisanu, è necessario rafforzare l´azione della magistratura e delle forze di polizia che soffrono di una grave carenza di organico.

RINNOVABILI: ACCORDO MSE, REGIONI, ENEL DISTRIBUZIONE

Sono state nei giorni scorsi firmate 4 Convenzioni tra la Direzione generale per l'energia nucleare, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica del Ministero dello Sviluppo economico, Enel Distribuzione e le Regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia per la realizzazione di interventi strutturali per lo sviluppo della rete di distribuzione, volti a consentire la connessione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Ne da' notizia una nota del Ministero.
Le Convenzioni sono relative a 4 progetti che complessivamente attivano investimenti per circa 123 milioni di euro (32 milioni di euro in Calabria, 27 in Campania, 35 in Puglia e 29 in Sicilia), finanziati con le risorse del Programma Operativo Interregionale (Poi) Energia, che e' lo strumento attraverso il quale si e' scelto di dare attuazione alle previsioni del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013.
Di intesa tra le diverse parti interessate (Ministero, Enel Distribuzione e Regioni) sono stati definiti piani regionali di intervento sulle reti in media tensione, per l'esercizio ottimale della rete elettrica, nel rispetto dell'uso razionale del territorio. In particolare sono stati individuati puntualmente interventi da realizzare nel prossimo quadriennio, in coerenza con le finalita' del
Poi Energia, per favorire la realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili. I programmi di investimento, si legge ancora nella nota, sono stati elaborati attraverso un processo di concertazione a partire dalle esigenze manifestate dalle Amministrazioni regionali sul proprio territorio, in relazione al potenziamento dell'infrastruttura di rete.
Il Poi Energia, che coinvolge diversi soggetti istituzionali (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) e le Regioni Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) ha tra i suoi principali obiettivi l'aumento della quota di energia proveniente da fonti rinnovabili e il miglioramento dell'efficienza energetica, promuovendo le opportunita' di sviluppo locale, con positivi risvolti occupazionali.
Nell'ambito dell'attivita' svolta, il Ministero dello Sviluppo economico e le Regioni si sono inoltre impegnati, ai fini dell'ottenimento dei fondi, a emanare le autorizzazioni necessarie per la realizzazione degli interventi oggetto delle Convenzioni (cabine primarie ed elettrodotti di raccordo alla rete di distribuzione in media tensione e alla rete di trasmissione nazionale) entro i tempi massimi indicati dalla normativa di settore. Gli investimenti finanziati a seguito delle Convenzioni testimoniano il concreto avanzamento del Poi Energia 2007-2013, in coerenza con la natura di sviluppo territoriale del programma stesso.

RAPPORTO ENEA 2010 - NUCLEARE CONTRO GAS AL 2050, BOOM DELLA PRODUZIONE PULITA

Sono le voci di nucleare e rinnovabili alcune delle parti più interessanti del nuovo “rapporto energia e ambiente” dell’Enea. Andiamo ad analizzarle più nel dettaglio.
Nucleare - Tra quindici anni avremo la prima centrale nucleare e, con un investimento complessivo di circa 35 miliardi di euro, al 2050 potrebbero entrare in funzione sette centrali. Così l’Enea nel capitolo dedicato al rilancio nucleare voluto dal Governo. Rispetto agli scenari di “riferimento” elaborati dall’Agenzia, che individuano l’evoluzione tendenziale del sistema con la normativa attuale, “ciò porterebbe a una riduzione del 27% delle emissioni di CO2 imputabili al parco elettrico”, segnala l’Enea, corrispondente ad un “-10% delle emissioni totali”.
Il piano di reintroduzione del nucleare ipotizzato negli scenari è basato sulle indicazioni del governo sul nucleare di terza generazione migliorata, mentre “non ci sono prospettive temporali praticabili per le centrali di quarta generazione”, e prevede “l’installazione del primo impianto Epr da 1,6 GW, nel 2025 fino ad una capacità totale di oltre 11 GW, corrispondenti a 7 centrali nel 2050”.
Il nucleare in Italia - avverte il documento - entra “in competizione con la produzione elettrica da impianti a gas naturale e, nell’ultimo decennio, anche con impianti a fonti rinnovabili, arrivando a coprire fino al 20% del fabbisogno elettrico in Italia nel 2050”. La generazione da gas, in particolare i cicli combinati, con l’atomo “risulta fortemente ridimensionata - avverte l’agenzia - passando da un’incidenza del 49% al 32% nel 2050”, nello scenario di “riferimento” con nucleare.
Rinnovabili - Sul fronte dell’energie pulite si apprende che la produzione lorda “è aumentata del 24% nel periodo 2003-2008, mentre nei cinque anni antecedenti si è registrato un aumento di circa il 2,3%”. L’eolico è cresciuto con un incremento annuo costante (+26%) dal 2003 sino al 2006, per poi registrare un’impennata nel biennio 2006-2007 (+35%). Dal 2007-2008 vi è stata un’ulteriore crescita di circa il 20%. Il fotovoltaico è diminuito sino a raggiungere il livello minimo nel 2006 (-54% dal 2003), per poi aumentare vertiginosamente dal 2006 al 2008, passando in soli due anni, da 2,3 a 193 GWh grazie agli incentivi erogati attraverso il conto energia. Le biomasse sono cresciute soprattutto dal 2003 al 2004 (+25%), per poi registrare degli aumenti costanti sino al 2008 (intorno all’8%). Costanti nel tempo i valori di crescita attribuibili all’idroelettrico (con valori oscillanti legati al clima) e la geotermia (+3,3%).
Nel 2009, stima l’Enea, gli investimenti mondiali nel settore energetico hanno subito una flessione a causa delle crisi economica: gli investimenti in fonti rinnovabili hanno registrato un calo di circa il 7%, ben inferiore alla diminuzione del 19% registrata nel settore del petrolio e del gas.

LO SPORTELLO DEL CONSUMATORE COMPIE UN ANNO. 750MILA CHIAMATE E 30MILA RECLAMI

Oltre 750mila telefonate gestite solo nell’ultimo anno, con un grado di soddisfazione pari al 90%; più di 30mila reclami ricevuti e 32mila lettere di risposta inviate a clienti o per chiedere spiegazioni alle imprese sui disservizi segnalati. È questo il bilancio dello Sportello per il consumatore di energia, che il primo dicembre compie 12 mesi di attività.
Promosso dall’Autorità per l’energia e gestito in collaborazione con l’Acquirente unico, lo Sportello mette a disposizione di famiglie e imprese 80 esperti, attraverso un call center (numero verde 800.166.654) per informazioni e una pronta assistenza sui diritti e le tutele nei mercati di elettricità e gas, e una task force specializzata in segnalazioni o reclami.
Il call center dà informazioni sui bonus elettricità e gas e sui nuovi prezzi biorari, che a dicembre saranno applicati a circa 20 milioni di famiglie; fornisce informazioni su come presentare un reclamo allo Sportello e sullo stato dei reclami già presentati, sui diritti e le opportunità offerte dalla liberalizzazione dei mercati dell’energia; dà assistenza nell’utilizzo degli strumenti TrovaOfferte e Pesa-Consumi, messi a disposizione dall’Autorità. Il primo è un motore di ricerca che consente di trovare e confrontare le offerte di elettricità o gas o di fornitura congiunta dual fuel, di una trentina di venditori (i contatti sono stati 800mila dal suo avvio nell’aprile 2009); il secondo permette di capire come sfruttare al meglio i prezzi biorari, utilizzando gli elettrodomestici nei momenti in cui l’elettricità costa di meno.
“Ad oggi, i servizi dello Sportello sono stati promossi da nove consumatori su 10 a conferma che la strada intrapresa è quella giusta - ha sottolineato Paolo Vigevano, ad di Acquirente unico. - Dai voti ricevuti emerge che l’88% dei consumatori è molto soddisfatto del servizio erogato, il 10% è soddisfatto e solo il 2% è insoddisfatto. Infatti, in attuazione dell’iniziativa Mettiamoci la faccia promossa dal ministero per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione, chi chiama il call center può votare la qualità delle prestazioni ricevute, attraverso l’utilizzo di emoticon, ovvero scegliendo una delle tre faccette, verde, gialla o rossa. Le domande più frequenti riguardano i bonus elettricità e gas, i nuovi prezzi biorari e informazioni sulle regole del mercato”.

ENEL GREEN POWER, DA BEI 440 MLN

Enel green power ha firmato con la Banca europea per gli investimenti un accordo in base al quale la Bei si impegna a concedere un prestito per 440 milioni di euro (che potrà essere incrementato, a seguito di ulteriori accordi tra le parti, fino a 600 milioni di euro), inteso a contribuire al finanziamento del programma di sviluppo in Italia delle attività di Enel green power.
Il prestito, di durata ventennale, contribuirà a finanziare l'installazione di nuovi impianti eolici e fotovoltaici per complessivi 840 MW, per i quali è previsto un investimento complessivo da parte di Egp pari a circa 1.300 milioni di euro. Per Egp l'operazione si inquadra nella strategia di crescita perseguita dal piano industriale 2010-2014, che prevede un significativo incremento della capacità installata a 9,2 GW dagli attuali 5,9 GW circa, a fronte di 5,2 miliardi di euro di investimenti operativi. Egp intende perseguire una crescita equilibrata in tutte le tecnologie nelle quali già opera (idroelettrico, eolico, geotermico, solare e biomasse) e il finanziamento della Bei contribuisce a rendere più competitiva la struttura finanziaria dei progetti eolici e fotovoltaici in questione.

ENEL, PERFEZIONATA CESSIONE RETE ELETTRICA ENDESA A REE. OPERAZIONE DA 1,4 MILIARDI DI EURO

Enel perfeziona la cessione della rete elettrica spagnola. Endesa Distribucion Electrica, società interamente posseduta da Endesa, controllata spagnola di Enel, in attuazione dell'accordo raggiunto con Red Electrica de Espana lo scorso primo luglio, nella giornata di ieri ha infatti ceduto a una società controllata da Ree le reti di trasmissione di energia elettrica, per un corrispettivo pari a 1,4 miliardi di euro (di cui un miliardo incassato a titolo di acconto nel mese di luglio).
La cessione, si legge in una nota, è stata effettuata in conformità con la legge spagnola che obbliga la società di distribuzione di energia elettrica a vendere le proprie reti di trasmissione a Ree, individuata dalla medesima legge come unico soggetto destinato a svolgere le attività di trasmissione. Inoltre, Endesa Distribucion Electrica ha proceduto all'incasso di 66 milioni di euro, previsti quale corrispettivo per la manutenzione delle reti elettriche cedute.

CERTOSA (PV), LUCI VOTIVE CON PANNELLI SOLARI

Il comune di Certosa (PV) ha firmato nei giorni scorsi il contratto con l’azienda che realizzerà l’impianto fotovoltaico nel cimitero. Partiranno a breve i lavori e il prossimo anno le luci votive di loculi e cappelle saranno alimentate da energia elettrica prodotta dai pannelli solari. Puntano al risparmio gli amministratori, prestando attenzione all’ambiente, certi di ammortizzare in breve tempo l’investimento iniziale. E’ di circa 50mila euro infatti il costo dell’intervento che prevede l’installazione di pannelli solari sul tetto del cimitero di Certosa che presto abbandonerà il tradizionale sistema di fornitura elettrica.
Si potrà contare sugli incentivi che la Regione ha stanziato per favorire sistemi energetici alternativi. «Dai calcoli dell’ufficio tecnico risulta che verrà prodotta una quantità consistente di energia - dice il sindaco Corrado Petrini - l’elettricità servirà per compensare i costi sostenuti per gli altri cimiteri del territorio comunale». Nei cimiteri di Torriano, Cascine Calderari e Samperone rimarrà in vigore il tradizionale sistema di fornitura per l’illuminazione, ma la quantità di energia prodotta dal fotovoltaico farà risparmiare il Comune.

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DA GENNAIO LE BOLLETTE DEL GAS SI POTRANNO PAGARE A RATE

L’Autorità per l’energia interviene in difesa dei consumatori: lo fa con una delibera secondo cui, da marzo 2011, i venditori non potranno chiedere il pagamento in un’unica soluzione, ma i clienti avranno diritto a rate costanti, in un numero pari a quello delle bollette emesse fra un conguaglio e quello successivo. Inoltre, a partire da gennaio 2011 saranno introdotte bollette “semplificate” per elettricità e gas con uno schema più chiaro e di facile lettura anche per il confronto e il controllo dei consumi.
Le nuove bollette, spiega il Regolatore, conterranno informazioni aggiuntive per agevolare i clienti nel rapporto con i fornitori (per esempio, come fare un reclamo, procedure in caso di mancato o tardivo pagamento della bolletta, eccetera); e informazioni sulle fonti utilizzate per la produzione di elettricità e il tipo di impianti.
L’Autorità ha reso disponibile sul suo sito un glossario per spiegare i termini che vengono comunemente usati nelle bollette.

L’ AUTHORITY APPROVA LE TARIFFE PER IL 2011

L’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha approvato le tariffe per l’anno 2011. A riferirlo un comunicato di Snam rete gas, la società controllata dall’Eni, proprietaria della gran parte dei gasdotti italiani.
Le tariffe per l’attività di trasporto, dispacciamento e misura del gas naturale relative al 2011 sono state determinate sulla base dei ricavi di riferimento riconosciuti, al netto delle quote di terzi, pari a 1.817 milioni di euro (di cui circa 113 milioni relativi agli incentivi per gli investimenti di sviluppo e circa 36 milioni relativi ai ricavi associati ai costi per il bilanciamento del sistema), spiega la nota.
I ricavi effettivi del 2011 dovranno tenere conto della crescita dei volumi trasportati rispetto al valore di riferimento, assunto pari a 75,7 miliardi di metri cubi. Inoltre, è stato determinato in 54,9 milioni di euro l’importo riconosciuto alla società in relazione ai maggiori oneri sostenuti per l’acquisto del fuel gas nel periodo 1 ottobre 2008 - 31 dicembre 2009.
Infine, la Rab (Regulatory asset base), il valore del capitale investito netto, al 31 dicembre 2009 per l’attività di trasporto, dispacciamento e misura è di 13,1 miliardi.

MULTA AUTHORITY PER CINQUE DISTRIBUTORI DEL GAS

Assommano a 451mila euro le sanzioni comminate dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas a cinque società di distribuzione per il mancato rispetto degli obblighi in materia di pronto intervento del gas. In particolare, le infrazioni accertate riguardano gli obblighi stabiliti dall’Autorità, a tutela dei consumatori, di disporre, anche attraverso il centralino telefonico, di adeguate risorse umane, materiali e tecnologiche per far fronte con tempestività alle richieste urgenti.
Le multe saranno pagate da Toscana Energia (390mila euro), Amalfitana Gas (25mila euro), Eap (5mila euro), Lampogas Lombarda (7mila euro) e Serenissima Gas (24mila euro). L'Autorità ha tenuto conto, al momento di stabilire l’importo delle sanzioni, anche di alcune azioni migliorative tese a scongiurare analoghe violazioni in futuro, realizzate in particolare da Toscana Energia e Serenissima Gas già prima della comunicazione delle risultanze istruttorie.

L’ ANTITRUST AVVIA UN’ISTRUTTORIA NEI CONFRONTI DI ESTRA RETI GAS

L’Antitrust ha avviato un’istruttoria per verificare se le società Estra reti gas, concessionaria uscente del servizio di distribuzione del gas nel Comune di Prato, e la controllante Estra, abbiano abusato della loro posizione dominante rifiutandosi di fornire al Comune le informazioni necessarie alla predisposizione del bando di gara per l’affidamento del servizio. L’Antitrust ha anche avviato il procedimento per decidere le eventuali misure cautelari in grado di consentire la predisposizione del bando stesso visto il rischio di un danno grave e irreparabile alla concorrenza.
Le parti, spiega il Garante, hanno sette giorni di tempo per presentare la loro difesa. L’istruttoria è stata deliberata a seguito di una segnalazione ricevuta dal Comune di Prato.

ENI-GAZPROM, SCARONI: “ACCORDI CON I RUSSI FAVOREVOLI PER NOI”

Gli italiani, con le esose tariffe del gas, hanno pagato anche oneri di mediazione interfinanziaria impropria a livello internazionale gravanti sui contratti di lungo periodo dell’Eni con il colosso russo Gazprom? È questa la domanda che interessa i cittadini, e che deriva dalle rivelazioni del sito internet Wikileaks, avvalorando la presa di posizione già assunta mesi addietro da Federconsumatori e Adusbef.
Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, si difende: “Nell’ottobre del 2005 ho rinegoziato l’accordo con Gazprom. Il quantitativo di gas doveva essere venduto da una società non esattamente cristallina: poi tutto è andato in modo trasparente e la rivisitazione dell’accordo è stata anche più favorevole per l’Eni”.
Il numero uno del cane a sei zampe riprende quanto detto anche dal suo predecessore, Vittorio Mincato, secondo il quale la politica non avrebbe mai interferito. “C’è un’immagine che parla di una politica che si occupa attivamente delle vicende dell’Eni, ma è una cosa che non esiste”. Quanto all’accordo con Gazprom, Scaroni ricorda: “Mi sono trovato con un memorandum of understanding già firmato in mano che richiedeva solo di essere trasferito in un documento ufficiale del cda e così abbiamo fatto nel giugno del 2005. Poi l’Antitrust italiano non ha dato il suo via libera”.
Sulle vicende Eni dura presa di posizione del Pd. “È necessario che il governo chiarisca cosa sta succedendo nel più grande gruppo industriale pubblico del paese”. Lo chiede Francesco Boccia, coordinatore delle Commissioni economiche per i democratici alla Camera. “Le notizie di stampa sono molto preoccupanti e noi vogliamo capire se le scelte di strategia industriale dell’Eni vengono dopo quelle della politica. Chiediamo risposte chiare all’interpellanza che presenteremo nei prossimi giorni, soprattutto su alcuni punti: l’evoluzione del debito complessivo, che ha superato quota 27 miliardi, l’improvvisa cessioni di crediti per oltre due miliardi e le dimissioni incomprensibili da parte di un componente del collegio sindacale dell’Eni, Dario Fruscio, in quota Lega, che sarebbe stato costretto a cedere il suo posto dopo aver avanzato critiche all’accordo firmato da Eni sulle forniture dirette di Gazprom all’Italia. Infine, è necessario che Palazzo Chigi chiarisca il ruolo di alcuni intermediari, come Bruno Mentasti, e il rapporto con alcune imprese come quella del russo Berezkin. Su questi punti non si possono tollerare dubbi o sospetti nell’interesse di tutto il paese”.
In merito agli accordi di fornitura di gas stipulati con Gazprom, Scaroni, intervistato da Radio 24, ha anche aggiunto che “sono fisiologicamente caratterizzati da alti e bassi ma in futuro torneranno a essere vantaggiosi per l’Italia”.

IL RIGASSIFICATORE DI ROVIGO VINCE IL PLATTS ENERGY AWARD 2010

Il terminale Adriatic Lng di Rovigo è stato premiato come “miglior infrastruttura mondiale dell’anno” nell’ambito della dodicesima edizione dei Platts Global Energy Awards, gli ambiti riconoscimenti per aziende e manager del settore energetico che si sono contraddistinti per leadership, innovazione e performance.
L’impianto, che fa capo a Terminale Gnl Adriatico, società partecipata da Qatar Terminal Limited (45%), ExxonMobil Italiana Gas (45%) e Edison (10%), è la prima struttura offshore al mondo per la ricezione, stoccaggio e rigassificazione del gas naturale liquefatto. Posizionato nell’Alto Adriatico, a quindici chilometri dalla costa veneta, il terminale Adriatic Lng è una struttura progettata per rifornire il mercato energetico italiano con una fonte d’energia diversificata e a ridotto impatto ambientale, spiegano i costruttori.
Inaugurato nell’ottobre 2009, il terminal ha consentito l’apertura di nuove rotte per l’importazione del gas naturale in Italia.
Dall’inizio dell’operatività a oggi sono giunte al rigassificatore oltre novanta navi metaniere, provenienti per la maggior parte dal Qatar, ma anche dall’Egitto, da Trinidad & Tobago e, più di recente, dalla Guinea equatoriale e dalla Norvegia.

AL VIA PIANO PER LA METANIZZAZIONE DEL CILENTO

Si stringono i tempi per la metanizzazione del Cilento. Il 17 dicembre i 29 sindaci
dell’area presenteranno infatti alla cittadinanza e alle Autorità regionali e nazionali un progetto, i cui lavori inizieranno nei primi mesi del 2011 e termineranno nel 2014, che prevede la realizzazione di 478 chilometri di rete che consentiranno di raggiungere circa 26mila nuove famiglie. I 29 comuni coinvolti sono Alfano, Ascea, Camerota, Cannalonga, Casaletto Spartano, Casalvelino, Caselle in Pittari, Castelnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Centola, Futani, Gioi, Ispani, Laurito, Montano Antilia, Morigerati, Novi Velia, Perito, Pisciotta, Roccagloriosa, Rofrano, San Giovanni A Piro, San Mauro La Bruca, Sapri, Sessa Cilento, Stella Cilento, Torre Orsaia, Tortorella, Vibonati.
La presentazione dell’iniziativa seguirà di pochi giorni la stipula della concessione assegnata a Cilento reti gas, società costituita da Bonatti (40%) e da Gas natural Distribuzione Italia (60%) - si legge in una nota della società Bonatti, fra i maggiori costruttori italiani di impianti, a Gas natural distribuzione Italia, la filiale italiana della multinazionale Gas natural Fenosa - per la messa in opera dell’accordo di programma per la realizzazione del sistema di distribuzione nel territorio del Cilento.
In dettaglio, Cilento reti gas ha firmato un accordo in esclusiva con le amministrazioni
comunali della durata di 12 anni, per un investimento complessivo di circa 100 milioni di euro, che verrà finanziato per il 50% attraverso le leggi vigenti in materia di metanizzazione del Mezzogiorno e per il 50% con capitali privati.

ENI AVVIA DISMISSIONI NEI GASDOTTI TENP E TRANSITGAS

Eni ha avviato il processo di dismissione delle proprie partecipazioni nelle società proprietarie dei gasdotti Tenp e Transitgas e in quelle che gestiscono una quota rilevante delle capacità di trasporto delle pipeline. Il processo di dismissione fa seguito agli impegni antitrust presentati a febbraio alla Commissione europea e approvati il 29 settembre scorso. Lo ha annunciato Eni in una nota nella quale precisa che gli advisor finanziari che assistono la compagnia petrolifera nei processi di dismissione sono: Rothschild e Banca Imi per il gasdotto Transitgas e Rothschild e Unicredit per il gasdotto Tenp. In relazione alla vendita della partecipazione nella Transaustria gasleitung gmbh (Tag) - si legge ancora nella nota - l’iter procede “come definito negli impegni citati”.

FIRMATO ACCORDO PER COSTRUIRE LA BRETELLA GRECIA-BULGARIA DELL’ITGI

È stato firmato a Sofia il progetto di interconnessione delle reti di gas tra la Grecia e la Bulgaria (Igb). Il progetto prevede la realizzazione di una bretella del gasdotto Itgi (interconnessione Turchia, Grecia, Italia) per il collegamento di Komotini, in Grecia, e Stara Sagoma, in Bulgaria, al fine di consentire alla stessa Bulgaria di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento gas e aumentare così la propria sicurezza energetica. L’Igb sarà realizzato da una società mista costituita da Poseidon (partecipata al 50% dall’italiana Edison e al 50% dalla greca Depa) e Bulgarian Energy Holding (Beh).
Il gasdotto Igb fa parte del progetto Itgi (Interconnessione Turchia-Grecia-Italia), prima realizzazione europea del cosiddetto Corridoio Sud, riconosciuto dall’Ue come “Progetto d’Interesse europeo”. Per la realizzazione del gasdotto, la Commissione ha stanziato un contributo di 45 milioni di euro all’interno dell’European energy plan of recovery.
Lo sviluppo dell’Igb rafforza la rilevanza regionale del progetto Itgi, che può aprire il Corridoio Sud per consentire all’Europa di importare gas naturale dalle aree del Caspio e del Medio Oriente. Il progetto Itgi contribuirà a incrementare la sicurezza degli approvvigionamenti del sud-est Europa (via Grecia e Bulgaria) e degli altri paesi partner (via Italia).
“È una giornata importante per la politica energetica italiana e comunitaria”, ha ricordato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Secondo il titolare del dicastero di via Veneto, infatti, “attraverso questa bretella, l’Itgi potrà svolgere una funzione strategica anche dal punto di vista regionale, in particolar modo per la Bulgaria. Ho dunque proposto di istituire un coordinamento tra i nostri uffici e quelli dei competenti ministeri bulgaro e greco, per monitorare sia la realizzazione dell’Igb, sia la valutazione di ulteriori progetti di reti condivise”.

PIPELINE, ACCORDO TRA PAKISTAN, TURKMENISTAN, AFGHANISTAN E INDIA

Pakistan, Turkmenistan, Afghanistan e India hanno firmato l'accordo per la costruzione
del 'Tapi', un enorme pipeline che portera' il gas naturale turkmeno in India e Pakistan. Il valore dell'accordo, raggiunto nella citta' di Ashgabat, in Turkmenistan, e' di 7,6 miliardi di dollari. L'obiettivo e' quello di realizzare un gasdotto lungo oltre mille e seicento chilometri che attraversera' il Turkmenistan e l'Afghanistan e si aggancera' al National Gas Supply Network di Multan. Dopo essere passato dal Pakistan, la pipeline culminera' a Fazilka, in India.
Il Turkmenistan ha la quarta riserva maggiore di gas al mondo e sta gia' provvedendo a rifornire Russia e Cina. Il progetto 'Tapi' risale al 1995, mentre nel 2002 e' stata raggiunta la prima intesa per la costruzione della pipeline che dovrebbe trasportare 30 miliardi di metri cubi di gas ogni anno dal giacimento di Dawlat Abad, nella parte sudorientale del Turkmenistan. L'accordo, che aiutera' a soddisfare le domande di gas industriale e domestico, e' stato firmato dal presidente pakistano Asif Ali Zardari, da quello afghano Hamid Karzai, dal presidente del Turkmenistan Gurbanguly Berdimuhamedov, dal ministro del Petrolio indiano Murli Deora e dal presidente dell'Asian Development Bank Haruhiko Kuroda. Il primo ministro indiano Manmohan Singh non ha invece partecipato al summit in quanto impegnato al vertice India-Ue a Bruxelles.
Il gasdotto, sostenuto dall'Asian Development Bank, portera' 3,2 miliardi di metri cubici al giorno di gas naturale dai giacimenti del Turkmenistan a Multan, nel Pakistan centrale, e poi nella citta nord occidentale indiana di Fazilka. I lavori per la realizzazione della pipeline inizieranno presto, hanno assicurato le parti, e saranno completati entro il 2013-14.
Il presidente pakistano Zardari ha diffuso un comunicato nel quale dice che il nuovo gasdotto contribuira' alla prosperita' regionale aumentando le sinegie economiche e rafforzera' la cooperazione reciproca. Inoltre, Zardari ha assicurato il massimo della sicurezza e del sostegno al progetto multi miliardario e ha assicurato che modifichera' i piani di sviluppo dell'intera regione.

E.ON. ESCE DA GAZPROM, NUOVA STRATEGIA INDUSTRIALE

Il numero uno dell'energia E.On. ha ceduto nei giorni scorsi per 3,4 miliardi il suo pacchetto del 3,5% in Gazprom (il 2,7% alla banca russa Vse e lo 0,8% sul mercato), con una plusvalenza di circa 2,5 miliardi di euro. Con questo passo il nuovo Ceo di E.On Johannes Teissen mette in pratica la nuova strategia di cessione di partecipazioni per 15 miliardi nei prossimi tre anni e punta a investire nei paesi ad alta crescita extraeuropei e ad abbattere il debito da 45 miliardi. Tuttavia, nonostante le assicurazioni del colosso tedesco, sulla prosecuzione degli investimenti in Russia, taluni osservatori interpretano il disimpegno come un riflesso del raffreddamento delle relazioni economiche fra la Germania e la Russia, emerse dopo il recente incontro a Berlino fra la cancelliera Angela Merkel e il premier russo Vladimir Putin.
La quota azionaria detenuta da E.On in Gazprom era stata acquisita per gradi a partire dal '98, fino al 6,4% nel 2006 (e poi quasi dimezzata), a suggello dell'amicizia fra Germania e Russia. Ma ora Teissen punta più sulla costruzione e la gestione delle centrali energetiche nei paesi emergenti. E nei giorni scorsi ha precisato che la cessione «non cambia nulla nella strategia» con Mosca, dove rimarrà «un investitore attivo» (possiede quote in Yuzhno Russkoye e nelle centrali elettriche Ogk-4).

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